Tra povertà estrema e cancellazione dei diritti, la situazione in Afghanistan è drammatica e non abbastanza in luce, nelle cronache quotidiane. La crisi esplosa lo scorso agosto, con la proclamazione dell’Emirato Islamico, in seguito al ritiro delle truppe statunitensi, fa emergere una realtà che è il prodotto di decenni di instabilità politica. L’Afghanistan è stato a lungo attraversato da conflitti sanguinosi, soprattutto per via della sua posizione geografica. Dagli anni Settanta in poi è stato “ostaggio” della guerra fredda.
E mentre Save the children denuncia che il Paese è il secondo al mondo con il più alto numero di persone colpite dalla fame (14 milioni di bambini hanno scarso accesso al cibo), il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres si rivolge ai leader talebani chiedendo loro di riconoscere e proteggere i diritti fondamentali delle donne e delle ragazze. Ecco le sue parole, riportate dalle principali agenzie di stampa: «In tutto il paese le donne sono scomparse dagli uffici e dalle aule, una generazione di ragazze sta vedendo le sue speranze e i suoi sogni infranti. Nessun Paese può prosperare mentre nega i diritti di metà della sua popolazione».
Guterres ha assicurato che le Nazioni Unite si impegneranno per contribuire a costruire nello stato asiatico istituzioni che rappresentino la totalità dei suoi abitanti. Occorre che la diplomazia dei Paesi Onu si attivi e faccia pressione per cambiare una situazione che vede la popolazione allo stremo. La negazione dei diritti non riguarda soltanto le donne; nel 2022, secondo le stime, il 90% degli afghani vivrà sotto la soglia della povertà. E nei prossimi mesi le malattie colpiranno un numero sempre crescente di persone.
In Italia è attivo l’Osservatorio dei Diritti delle Donne in Afghanistan, istituito lo scorso anno, su iniziativa della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei diritti umani.
Il lavoro dell’Osservatorio può essere sostenuto anche dai comuni cittadini, attraverso l’hashtag #donneafganelibere. Inoltre, l’impegno italiano ha aperto la strada alla richiesta, presso le istituzioni europee, di una Commissione che monitorasse i diritti umani sul campo.

Solo chi è testimone dei fatti riesce a rendere un racconto fedele degli stessi e a fornire il materiale sul quale lavorare, per sostenere il ripristino di condizioni di vita dignitose per tutti. Le donne dell’Afghanistan non hanno comunque mai smesso di manifestare la loro opposizione alle ingiustizie e alla deprivazione dei diritti delle quali sono vittime.