Scrivere un editoriale di fine anno per le lettrici e i lettori di Braves è un’operazione solo all’apparenza semplice.

Il concetto di tempo che si esprime ogni volta che si cambia il calendario disorienta un po’, e può capitare di perdersi nelle volute delle attese che sempre si generano quando si volta pagina.

Abbiamo provato a guardare avanti, con gli avvenimenti del 2021 ancora sulla pelle. La memoria ha sfiorato anche i fatti di cronaca che continuiamo tristemente a documentare: le storie delle oltre cento donne uccise per mano di un uomo (per fermarsi solo ai dati italiani) e la negazione dei diritti in Afghanistan, come in tanti altri paesi. Il pensiero si è poi soffermato sull’impegno delle donne, sull’importanza fondamentale che il loro lavoro ha, da sempre, nel definire il mondo. C’è tanto da richiamare alla mente, dell’anno che sta per concludersi: per esempio le prime volte di alcune donne, in determinati ruoli.

Ci riferiamo a Keechant Sewell, prima afroamericana a guidare il dipartimento di Polizia di New York; ad Alessandra Galloni, divenuta direttrice responsabile della storica agenzia di stampa Reuters; a Maria Chiara Carrozza, la prima alla guida del Cnr; a Mia Mottley, primo ministro della neonata repubblica (anche grazie al suo impegno) di Barbados, e a tantissime altre. Impossibile citarle tutte. Impossibile citare solo nomi femminili, anche se è quel che ci si attenderebbe da Braves.

Cediamo alla tentazione di fare qualcosa di apparentemente dissonante, rispetto forse alle aspettative di chi legge. Pensiamo al magico accordo che donne e uomini formano quando insieme riescono a rendere migliore questo pianeta.

L’attuale amministrazione degli Stati Uniti, benché presieduta da un uomo, Joe Biden, si distingue per la componente femminile, molto forte. Ci sono tutte le premesse perché si realizzi quel magico accordo.

Se dobbiamo scegliere il volto del coraggio, siamo colti da imbarazzo perché di volti il coraggio ne ha diversi. Profili femminili e maschili, ovviamente. Il Time ha dedicato una bellissima copertina a Simone Biles, la ginnasta statunitense che alle Olimpiadi di Tokyo ha avuto il coraggio di rinunciare ad alcune gare, trasformando le sue fragilità in punti di forza. Biles è stata definita dal magazine americano “atleta dell’anno”, per il 2021.

A noi vengono in mente, tra gli altri, i nomi di Liliana Segre e di Gino Strada. La senatrice Segre è sopravvissuta all’Olocausto ed è oggi presidente della Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Gino Strada è il fondatore (con la moglie Teresa Sarti) di Emergency, ci ha lasciati lo scorso agosto. Il suo impegno filantropico, l’impegno delle donne che con lui e gli altri volontari hanno curato milioni di persone nel mondo, la loro coerenza intellettuale, il loro pacifismo continueranno a essere di grande ispirazione per generazioni di giovani.

Per il 2022 dovremmo tutti augurarci di essere più uniti, donne e uomini. Consapevoli delle possibilità che abbiamo quando lavoriamo insieme per obiettivi comuni, consapevoli anche degli errori che commettiamo, per correggerli.

Tanto ancora c’è da fare, perché le donne si apprezzino e siano considerate per il loro valore, ognuna per la propria individualità, al di là dell’appartenenza al genere femminile, con tutti i pregiudizi che ancora l’espressione contiene.

Sembra in realtà paradossale che nel quasi 2022 si debba ancora avvertire la necessità di sottolineare i vincoli d’appartenenza (limitanti) a generi e categorie. Come suona strano richiamare esclusivamente nomi femminili, ripensando al 2021. Gli schemi aiutano a non cadere, a orientarsi nella vita di tutti i giorni, perché forniscono appigli e bastoni, ma dovremmo imparare a non trasformare quei sostegni in gabbie. Le misure politiche in favore della parità di genere non dovrebbero più essere necessarie. Tuttavia lo sono. Sottolineare l’impegno delle donne nei più diversi ambiti, il loro accesso alle professioni che un tempo erano riservate agli uomini non dovrebbe essere necessario. Invece lo è, perché quando scriviamo “un tempo” ci stiamo riferendo all’altro ieri e perché nessuna conquista è per sempre. L’uguaglianza nei diritti (non solo tra i sessi) dovrebbe essere naturale, qualcosa di già acquisito, eppure non possiamo dire di frequentarla quotidianamente.

Ogni giorno ci scontriamo con la sua assenza. Proviamo allora a fare un esercizio: dimentichiamo il genere e apprezziamo le donne, come gli uomini, per quello che esprimono, per quello che dicono e soprattutto per quello che fanno.

Le protagoniste di questa fortunata community, nata poco più di un anno fa, le donne che compongono il mosaico delle interviste pubblicate su Braves vivono e lavorano in una comunità variegata, naturalmente. Ciascuna di loro ha lavorato credendo nelle proprie capacità, affermando la propria unicità, al di là del sesso, sbriciolando i pregiudizi che ancora oggi vorrebbero continuare a dividere i compiti, come se ce ne fossero di adatti agli uomini e meno alle donne e viceversa.

È complicato augurarsi un buon 2022, nell’era della pandemia. È complicato perché abbiamo bisogno di tanto. Tanta immaginazione, tanto coraggio, tanta volontà. Abbiamo bisogno della capacità di essere obiettivi, “puri” di fronte agli altri. Di fronte a una donna, come a un uomo. Di chiederci chi abbiamo di fronte, rinunciando a classificare. Dovremmo sempre avere la curiosità di conoscere, guardare con occhi nuovi i paesaggi umani, esattamente come facciamo con quelli naturali. Il coraggio della sana curiosità è quel che forse più manca, in alcuni di noi. Per il futuro c’è da augurarsi di avere la capacità di non ignorare le differenze, riconoscendole come fondamentali per lo sviluppo delle comunità e quindi valorizzandole.

Siamo in un tempo storico molto particolare, quello in cui una magra ragazza afroamericana, discendente dagli schiavi e cresciuta da una madre single può sognare di diventare presidente degli Usa, per sorprendersi poi a recitare all’insediamento di un altro. Quella ragazza è Amanda Gorman, poetessa ventitreenne che con quelle parole ha descritto se stessa, durante un vibrante intervento all’insediamento di Biden. Prendiamo in prestito, ancora una volta, le sue parole: nel dolore possiamo trovare speranza, nella stanchezza la consapevolezza di averci provato.

Auguriamo alle donne e agli uomini, per l’anno che sta per cominciare, di provare a superare i propri limiti, in ogni circostanza. Le donne in particolare hanno la capacità di trasformarsi e trasformare i confini in soglie.Auguriamo a tutte e a tutti di credere fino in fondo nelle proprie idee. Per realizzarle.

E, se come dice Gorman, per i cambiamenti c’è bisogno di tanto coraggio, che il coraggio sia con noi.

Sempre. Buon 2022 a tutti!